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Vi troverai qualche riflessione di un uomo che cerca un senso nella vita, pur frenato da tutti i limiti che centellinano l’acqua a chiunque abbia sete di conoscere e di capire. Con lo studio delle leggi medicee ho scrutato al microscopio qualche bacillo di un passato non troppo lontano, con I passi e le orme ho tirato qualche conclusione soggettiva sull'oltre rapportato all'Universo in cui viviamo: la Città di Dio, in cui credo.

I testi dei Passi e le orme e dei drammi teatrali li potrai leggere qui, per esteso, mentre dei saggi storici troverai solo l’arido elenco delle pubblicazioni.

Mi auguro che la lettura dei romanzi e dei drammi ti emozionino quanto hanno emozionato me, quando li ho scritti, se invece ... (ripetendo un’obsoleta clausola di maniera) “vi avessimo annoiato, ce ne scusiamo, perché non l’abbiamo fatto apposta”.

Gianni Cascio Pratilli

giovedì 7 giugno 2012

L'Amnesia - Divertissement longobardo

 

La vicenda


   Atto I – Una compagnia di attori si riunisce per fare la prima prova di una commedia ambientata in epoca longobarda. Per il regista, che è anche l’autore del testo, si dovrebbe trattare di un’opera seria, ma la tessitura è così banale e astrusa da provocare diverse perplessità negli interpreti e, soprattutto, un diffuso riso.

   Nessuno fa molto caso a qualche piccolo increscioso incidente, come a un gatto che graffia un’attrice, o a un topo che ne morde un’altra dietro le quinte, come nessuno si meraviglia più di tanto quando il sipario, sfuggendo al controllo del siparista, comincia magicamente ad aprirsi o a chiudersi da solo.

   Mentre la prova si snoda in tutta la sua povertà di idee, sopraggiunge una compagnia di saltimbanchi, ai quali, per un errore della direzione del teatro, è stato messo a disposizione lo stesso palcoscenico per la stessa serata. Le due compagnie si accordano di provare alternandosi l’una con l’altra, cosicché i brani delle vicende longobarde verranno qua e là interrotti da alcune tammurriate.

   Improvvisamente da una carretta coperta, trasportata dai teatranti, esce un gorilla, che il capocomico spiega essere stato un uomo ridotto in quello stato dal mago Tassilone. Siconolfo, uno dei longobardi, lo compra, senza potersi immaginare quali sconvolgimenti accadranno a causa di quell’acquisto.

   Un giorno il gorilla (forse per rivendicare la sua natura umana?) sottrae al nuovo padrone il mantello azzurro, con cui Siconolfo abitualmente esce, ed esibendosi così paludato a fare acrobazie nelle luci incerte prima del crepuscolo, poi della notte, viene scambiato da Sichelgaita per lo stesso Siconolfo. La fanciulla nota con sorpresa che adesso i suoi movimenti esprimono una potenza e un’eleganza mai mostrata prima, e di conseguenza finisce per innamorarsi proprio dell’uomo che fino a quel momento aveva disprezzato.

   Si chiude qui la prima prova della commedia, gli attori e i teatranti se ne vanno e rimane sul palcoscenico solo il siparista che, mentre rimette un po’ le cose in ordine, accende la televisione.

   Una bionda annunciatrice avverte dallo schermo che diversi animali domestici, divenuti aggressivi a causa di una nuova malattia, hanno iniziato a trasmettere agli uomini un virus ignoto che provoca turbe nella memoria, fino a una totale amnesia. Il siparista è l’unico a rendersi conto che gli attori aggrediti dagli animali sono stati contagiati dal nuovo virus.

  

   Atto II

   È arrivata la sera della “prima”. Si sta per andare in scena, quando molti degli interpreti si accorgono di avere difficoltà nel ricordare la parte, fino ad accusare veri e propri vuoti di memoria. Il regista, disperato, corre ai ripari come può: mette sul palco un suggeritore, e chiama al cellulare il capocomico chiedendogli di venire a coprire i vuoti di memoria degli attori con le ballate dei suoi teatranti.

   La recita ha inizio. Tra dimenticanze, papere e tammurriate si scopre che è stato proprio l’uomo trasformato in gorilla, su mandato dei misteriosi teatranti, a diffondere il virus dell’amnesia tra gli artisti.

   Ma perché? Gli attori prenderanno coscienza della nobiltà di intenti che ha guidato la squadra dei teatranti, quando, nella vita come nel teatro, impareranno a dimenticarsi dei copioni, perché solo a partire da quel momento inizierà per loro un percorso nuovo, verso la conquista della libertà interiore.

   “Liberi da che cosa?”, chiederà Dauferio.

   Sarà Adelperga a rispondergli: “Liberi di poter amare, perché solo amando ciò che ci circonda e tutti gli uomini, proprio tutti, anche quelli che non conosciamo, potremo realizzare noi stessi”.

   La commedia è compiuta.

   Il siparista guarda stupito il sipario che ancora una volta si chiude da solo.